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giovedì 23 giugno 2011

evidenze

Dalla parte del dogmatismo,ossia della tesi,risulta dunque,nella determinazione delle idee cosmologiche della ragione,quanto segue.
In primo luogo,si rivela un certo interesse pratico,che sta a cuore ad ogni uomo ben pensante,il quale intenda il suo vero vantaggio.
Che il mondo abbia un inizio;che il mio soggetto pensante sia di natura semplice e quindi incorruttibile;che questo soggetto sia al tempo stesso,nelle sue azioni volontarie,libero e sottratto alla costrizione della natura;che infine l'intero ordine delle cose costituenti il mondo derivi da un ente originario,onde tutto quanto trae unità e connessione indirizzata ad uno scopo;ecco altrettante pietre miliari della morale e della religione.
L'antitesi ci sottrae o almeno sembra sottrarci,tutti questi appoggi. 
In secondo luogo,da questa parte si manifesta anche un interesse speculativo della ragione.In effetti,quando le idee trascendentali vengono assunte ed usate in questo modo,si può allora,del tutto a priori,cogliere l'intera catena delle condizioni e comprendere la derivazione del condizionato,cominciando dall'incondizionato.
Questo risultato non è raggiunto dall'antitesi,la quale si presenta sotto una luce assai cattiva,poichè rispetto al problema circa le condizioni della sua sintesi non sa dare una risposta,che non lasci indefinitamente aperti ulteriori interrogativi.Secondo l'antitesi, da un inizio dato occorre sempre risalire a un inizio più alto;ogni parte conduce ad un parte ancora più piccola;ogni evento ha ancor sopra di sè un altro evento,come sua causa; e le condizioni del'esistenza in generale  si appoggiano sempre daccapo su altre condizioni,senza raggiungere mai nè una fermezza incondizionata,nè un sostegno,in una cosa indipendente,come ente originario.
In terzo luogo,questa parte ha anche il vantaggio della popolarità.Tale prerogativa contribuisce,in misura certo non irrilevante,a raccomandare la tesi.Nelle idee di un inizio incondizionato in ogni sintesi,l'intelletto comune non trova la minima difficoltà, poichè esso è già d'altronde abituato a discendere verso le conseguenze,più che non lo sia a risalire verso le ragioni.L'intelletto comune,inoltre,si trova a proprio agio nei concetti  dell'assolutamente primo(senza lambiccarsi troppo sulla sua possibilità),e in essi scopre al tempo stesso un punto fermo , per riattaccarvi il filo che guida i suoi passi;all'intelletto comune,per contro,non può recare nessun piacere l'ascendere incessantemente,sempre con un piede in aria,dal condizionato alla condizione.
Immanuel Kant-Critica della ragion pura-Dott.trasc.degli elementi- Parte II,logica trasc.-sez.terza-325,30



a voi 4 sì ,a me l'antitesi.................

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